LA STAMPA
"Dietro la cattedra per tirare fuori
la bellezza che è in ogni alunno"
Giuditta De Robbio
Insegnante dell'I.C. "G. Falcone e P. Borsellino" Pietramelara - CE
"Dietro la cattedra" è quel luogo che abbiamo conosciuto da bambini seduti davanti ad un maestro che ogni giorno veniva a mettere in scena una parte. Era per molti di noi l’unico svago dalla quotidianità casalinga fatta di calore, amore e tanti racconti intorno al focolare. La scuola rappresentava il giardino in cui seminare e far germogliare i nostri sogni, l’unica occasione di riscatto sociale. C’erano due soli modi di vivere la scuola: con abnegazione o con ostinato diniego. Meno presente era la cosiddetta fascia media, quella zona d’ombra dalla quale o ne vieni fuori o ti abbandoni all’insuccesso.
Dietro la cattedra c’era la donna emancipata che aveva saputo ribellarsi all’ordinario ruolo esclusivo di moglie e madre e c’era per lei un grande rispetto da parte delle famiglie umili e immerse nella definizione delle loro vite. In quel dietro la cattedra ci sono finita io, oggi, in una società completamente diversa. Davanti ci sono ora i nativi digitali che faticano ad appassionarsi e dietro di loro sempre più famiglie troppo impegnate a proteggerli, troppo schiave della competizione sociale che, talvolta, si avvalgono della facoltà di giudicare il docente a loro piacimento. Spesso accade che gli insuccessi del discente sono attribuiti all’incapacità del docente di saper trasferire la disciplina.
Certo, non è da escludere, ma sopra ogni cosa deve accadere che i ragazzi si accendano di passione, vengano travolti dalla forza prorompente della conoscenza. Allora, ogni mattina, dietro la cattedra andiamoci armati d’amore, di sorrisi, di empatia, camminiamo tra i banchi, colloquiamo con loro, scardiniamo le loro paure, smontiamo i loro falsi miti con l’esempio, lasciamoli liberi di esprimersi e di sbagliare. Siamo autorevoli e mai autoritari, empatici e mai apatici, travolgenti e non passivi trasmettitori di conoscenze destinate a svanire. Nell’era che corre e si trasforma deteriorando i saperi precostituiti, diamo loro gli strumenti per decodificare l’imprevisto e saper interpretare il tempo che scorre, conduciamoli vicino al loro sogno più grande e poi lasciamoli andare liberi di proseguire fino a raggiungerlo.
Questo è quello che penso ogni ora in cui mi siedo dietro la cattedra, sperando di contribuire a tirar fuori la straordinaria bellezza che è in ogni alunno. Accade così che si accendono i loro sorrisi che ormai strabordano solo dagli occhi a causa della mascherina che toglie tanta naturalezza alla meravigliosa dinamica dell’insegnamento-apprendimento.
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Giuditta De Robbio
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L’autrice è docente di lettere nella scuola secondaria di primo grado